
Il 17 giugno ho presentato, presso l’Università “La Sapienza” di Roma, il mio elaborato di fine Master intitolato “Il Principato di Monaco, un percorso verso la trasparenza fiscale”. Il 28 giugno, il GAFI (Gruppo d'Azione Finanziaria Internazionale) ha inserito Monaco nella «lista grigia». Leggendo queste prime righe d’introduzione, sicuramente c’è qualcosa che non quadra. La prima frase, è il punto di vista di un professionista locale, che quotidianamente risponde agli standard di trasparenza fiscale ed identificazione di propri clienti a livello internazionale e si interfaccia con gli obblighi dettati per legge dal Governo monegasco, la seconda è un dato di fatto.
Cerchiamo quindi di capire meglio che cosa stia succedendo.
La volontà del Principato di trasparenza e adeguatezza
Monaco ed i propri enti governativi, nel corso dell’ultimo decennio soprattutto, sono stati chiamati a compiere diversi sforzi nel campo della trasparenza fiscale e nell’adeguamento agli standard internazionali e comunitari sotto diversi aspetti, dall’identificazione dei beneficiari economici al tracciamento dei flussi finanziari, con l’obiettivo di diventare un paese definito compliant.
La spinta, forse è arrivata nel 2002, quando l’OCSE inserisce Monaco nella lista dei paesi poco collaborativi (per poi eliminarla nel 2009). Ma questo avvenimento, ha fatto scattare una serie di preoccupazioni che, forse prima, non venivano considerate. Il contesto finanziario internazionale sicuramente stava a cambiando, ed il Principato ha sentito sempre più forte la pressione della comunità finanziaria internazionale, oltre alla volontà di non voler perdere la fiducia degli investitori esteri e la volontà di essere considerato una piazza finanziaria e non un “paradiso fiscale”.
Nel mio elaborato, ho esposto proprio questa volontà del Principato di adeguarsi ed allearsi alla politica di trasparenza fiscale dell’Unione Europa, cercando pero di non perdere le proprie atipicità.
Un percorso di adeguamento ad una politica comunitaria fondata su diverse iniziative, soprattutto nel campo del corporate, che dal 2015 ha visto diverse proposte, sia in materia di fiscalità societaria, che sul tema della trasparenza fiscale per contrastare l’evasione e l’elusione fiscale (come il Progetto BEPS ed il Common Reporting Standard), oppure su alcune situazioni di disparità di trattamento fra le situazioni interne e quelle transfrontaliere o di doppia imposizione (Direttive “Madre-Figlia”), sino all’ultima proposta di direttiva ATAD III.
Monaco ed i suoi rapporti con l’Europa
Il Principato pur trovandosi territorialmente in Europa non fa parte dell’Unione Europea, ma sempre in un’ottica di collaborazione mutua assistenza, applica delle politiche unionali e persegue una politica europea sulla base di alcuni accordi bilaterali settoriali.
Alcuni eventi che hanno caratterizzato la collaborazione tra Monaco ed Unione Europea:
- 1963: Monaco entra a far parte del territorio doganale comunitario, tramite la sottoscrizione della convenzione franco-monegasca;
- 1991: adesione del Principato all’OCSE;
- 1999: accreditamento di un Ambasciatore di Monaco a Bruxelles;
- 1999: convenzione monetaria tra l'Unione europea e il Principato di Monaco per l’introduzione dell’Euro;
- 2003: accordo tra la Comunità europea e il Principato di Monaco sull'applicazione di taluni atti comunitari nel territorio del Principato di Monaco, come per esempio quello relativo al settore dei medicinali;
- 2005: accordo che prevede lo scambio automatico di informazioni in materia fiscale tra Monaco e Unione Europea (equivalente direttiva 2003/48/CE, la cosiddetta Direttiva Risparmio);
- 2014: adesione Convenzione multilaterale sulla mutua assistenza amministrativa in materia fiscale;
- 2016: firma del Protocollo che abroga e sostituisce l’accordo del 2005.
Il piano d’azione del Principato
In un’ottica di sempre maggior apertura e confronti della Comunità Europea, il Principato ha adottato negli anni una serie di riforme ed azioni fiscali, con l’obiettivo di recepire diverse regolamentazioni e politiche comunitarie e colmare le lacune del quadro normativo nazionale in tema di trasparenza fiscale riscontrate dalla comunità internazionale.
Diversi sono i passi verso una conformità fiscale e di seguito ne elenchiamo alcuni:
- Il concetto di residenza nel Principato: sia per le persone fisiche che per le entità giuridiche sono stati ripresi i requisiti comunitari, soprattutto in riferimento alla economic substance per le società commerciali. Per le persone fisiche, questo emerge dalle procedure di ottenimento e di rinnovo della carta di soggiorno monegasca. Invece per le società commerciali, dalla messa a disposizione di locali nel territorio, di una struttura solida e del personale dipendente, dell’esercizio dell’attività, requisito del socio/direttore come residente monegasco.
- L’adesione al CRS, il Common Reporting Standard, avvenuta nel 2016, con la firma tra Monaco e l’Unione Europea del protocollo sull’implementazione dello scambio automatico d’informazioni in materia finanziaria;
- Un'altra manifestazione della cooperazione del Governo monegasco è la sottoscrizione con paesi confinanti come l’Italia, di accordi sulla scambio delle informazioni fiscali. Il risultato di questa collaborazione, porto il legislatore italiano ad inserire il Principato di Monaco in white list;
- L’adempimento del Country by country reporting, e quindi la messa in opera dell’Azione n° 13 del Progetto BEPS (Base Erosion and Profit Shifting), che prevede l’obbligo di rendicontazione per i grandi gruppi multinazionali ed una garanzia dell’uso del transfer pricing, evitando così di ricadere in meccanismi di pianificazione aggressiva fiscale;
- Il ruolo degli accordi bilaterali in materia di doppia imposizione, che di fatto hanno lo scopo di evitare doppia imposizione su redditi dei propri residenti e prevenire meccanismi di fiscalità aggressiva, che potrebbe sfociare in elusine fiscale.
Insomma, i progressi del Principato di Monaco, come anche sottolineato nel comunicato stampa del GAFI, sono comunque sostanziali e indipendentemente dall’inserimento in lista grigia, viene riconosciuto il continuo rafforzamento delle risorse per la lotta al finanziamento del terrorismo, la creazione di una nuova autorità di vigilanza e di intelligence finanziaria (AMSF), l’introduzione di sanzioni finanziarie mirate e la supervisione delle associazioni basata sulla valutazione del rischio.
I negoziati con l’Unione Europea
Tra i diversi passi d’integrazione del Principato, c’è stato l’avvio dei negoziati avviati nel 2015 per la conclusione di un accordo di associazione con l'Unione Europea. In questa fase di trattative le autorità monegasche hanno compiuto diversi studi, sia dal punto di vista giuridico che economico, al fine di comprendere i fattori di attrazione e delle sue relazioni con l'Unione Europea, e anche l'impatto che avrebbe avuto la firma di un accordo.
Oggi, le negoziazioni con l’Unione Europea sono sospesi (come di evince dalla nota UE del settembre 2023), in quanto il Principato non intende scendere a “compromessi” e l’obiettivo era quello di concludere un accordo basato sul rispetto delle quattro libertà di circolazione ed allo stesso tempo mantenere omogeneità nel mercato interno dell’Unione Europea.
Il principato di Monaco è rimasto fermo punti come per esempio la residenza: infatti l’ottenimento della residenza nel Principato, viene concessa previa autorizzazione delle autorità e solo a determinate condizione come la “buona moralità”, la sufficienza finanziaria (che deve essere in linea con gli standard del Principato) e un’attestazione di domicilio nel territorio.
Questo controllo globale dell'insediamento di persone fisiche sul territorio del Principato e dei loro flussi (come nel caso del rinnovo della carta di soggiorno) è oggettivamente in contrasto con i principi e valori dell’Unione Europea, e con il principio pilastro della libera circolazione delle persone e la libertà di stabilimento.
Un altro disallineamento tra principi comunitari e le specificità monegasche, lo troviamo anche nella procedura di ottenimento di autorizzazione, necessaria al momento della creazione di società da parte dei “non monegaschi” oppure nella priorità di impiego riservata ai monegaschi in deroga cosi, ancora una volta ai principio pilastro di libertà di circolazione dei beni e dei servizi, e altre libertà riconosciute come quella di stabilimento e di non discriminazione sulla base della nazionalità.
Il futuro del Principato in Europa
Insomma, è vero che la strada verso un omologazione del Principato ai valori e regolamentazioni dell’Unione Europea è ancora lungo, per quanto gli sforzi delle autorità sia quelle amministrative fiscali che legislative siano evidenti.
Occorre pero anche chiedersi quale sarà il proseguimento delle riforme fiscali europee dopo le ultime elezioni legislative e la nuova composizione del parlamento europeo.
Elezioni legislative, che come abbiamo visto di recente, avranno sicuramente un forte impatto sulla politica unionale e di conseguenza sul futuro del Principato.
E concludo, con un interrogativo, come si può chiedere oggi ad un micro stato, come il Principato di Monaco, di rivoluzionare la propria politica, allo scopo di raggiungere livelli di armonizzazione e coordinamento della politica fiscale societaria e non, se altri paesi, come molti più mezzi a disposizione (ma anche in termini di risorse umane), riscontrano anch’essi delle difficoltà?
Oggi, il futuro finanziario del Principato di Monaco rimane sicuramente incerto, cosi come le conseguenze del suo inserimento in lista “grigia”. La certezza, è che il Governo di Monaco, farà di tutto per uscire dalla lista grigia entro il 2026, con l’obiettivo di evitare qualsiasi impatto sull’economia e sul suo bilancio locale, rimanendo una piazza d’affari attrattiva a livello internazionale.